42 Results for : vicende

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    Il volume contiene la traduzione in italiano con testo greco a fronte del Sugli odori di Teofrasto, accompagnandolo con brani significativi dalle opere di autori antichi che sulla tematica del profumo hanno riportato notizie curiose e aneddoti, vicende mitologiche poste all’origine di alcune sostanze aromatiche, informazioni di carattere geografico sulle rotte commerciali e sulla provenienza delle spezie, dati sulla preparazione artificiale delle fragranze e sulle loro proprietà cosmetiche e medicinali.-----The volume contains the Italian translation of Perì Osmòn by Theophrastus alongside the original Greek text, as well as a collection of passages by ancient authors on the theme of perfumes: from Herodotus to Xenophon, from Pliny the Elder to Athenaeus, from Hippocrates to Nicander, from Plato to Aristotle. It constitutes a tool for additional research while fulfilling the curiosity of those not working directly in the field, an area, that of perfumery, always rich in fascination.
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    Ambientato nella roma papalina il romanzo narra le vicende del giovane duca Armando di Ronciglione che si dibatte tra le spinte innovatrice dell'epoca e la più cupa nobiltà reazionaria. Con nobiltà nera, meglio detta aristocrazia nera, si definiva nel passato quella parte della nobiltà romana rimasta fedele al papato dopo il 1870, e che, ricoprendo alte cariche nei ranghi dell'amministrazione pontificia, era tenuta a indossare l'abito di corte o "alla spagnola" rigorosamente di colore nero, esistenti e visibili nelle loro vesti originali fino al 1968 quando papa Paolo VI, con il Motu proprio "Pontificalis Domus", decretò la riforma della Corte Pontificia con la soppressione di parte del suo apparato barocco. La nobiltà nera non è da confondere con la nobiltà pontificia, per quanto ne facesse parte. Edoardo Arbib (Firenze, 27 luglio 1840 - Roma, 6 marzo 1906) è stato un patriota, politico e giornalista italiano.
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    Dopo avere appreso il mestiere di spazzacamino, Tonio si prende cura del piccolo protagonista con l'intento di tramandargli le sue conoscenze. L'allontanamento dalla mamma è un evento doloroso, ma le loro condizioni di indigenza non lasciano altra scelta. Nonostante le promesse fatte, Tonio in realtà si comporta in maniera poco corretta, non portando a termine incarichi che gli vengono affidati e costringendo l'apprendista spazzacamino a lavorare a digiuno, finendo per trascinarlo in un turbine di rocambolesche avventure...Guido Fabiani (1869-1947) è stato un giornalista e scrittore italiano. Esordisce precoce a 15 anni con la sua prima novella. In seguito, pubblica un'opera per ragazzi intitolata 'Le vicende di una rana'. Nel 1897, fonda la rivista 'Il Corriere del Mestre', che guiderà fino al 1939, quando viene sostituito da una persona più vicina al fascismo. Oltre alla sua opera più celebre 'Mani nere e cuor d'oro', ricordiamo 'Da cuore a cuore', 'Fatti e uomini della storia d'Italia' e 'La gran fiamma'.
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    Il volume curato da Orlando Materassi e Silvia Pascale raccoglie i lavori di ricerca del Progetto "Gli Internati Militari Italiani: testimonianze di donne, madri, fidanzate, mogli, figlie", un percorso di studio promosso da ANEI Treviso e finanziato dal Governo Federale della Germania attraverso il Fondo italo-tedesco per il Futuro scelto in stretta collaborazione con il Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il libro custodisce alcune figure di donne: Mamma Teresa, Angiolina, Gigliola, Mariuccia, Gemma, gli "Angeli" di Pescantina, Olga e molte altre. La loro voce rivive attraverso lettere, pagine di diario, interviste, ricordi. Le donne che rimasero a casa aspettando il ritorno degli uomini dal Lager scrissero le loro preoccupazioni, le loro opinioni, l'ansia per il silenzio di fidanzati, mariti, padri e fratelli. Sono scritti e testimonianze che non sono stati ancora studiati, ma che soprattutto non hanno ancora avuto una adeguata riflessione. La Storia apre così all'universo femminile, spesso taciuto e dimenticato, rinnovando l'interesse per le vicende degli Internati Militari Italiani sotto un'altra ottica.
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    Questo libro è nato quasi per gioco, come un passatempo per riscoprire, riannodare e custodire in un unico corpus le memorie di famiglia. Il gioco, inizialmente destinato alla più ristretta cerchia familiare, è diventato serio impegno e il passatempo un’utile occasione per coniugare le cronache familiari del passato con alcune vicende storiche del nostro Paese: dal Regno longobardo a quello normanno; dall’avvento del governo murattiano nel Regno di Napoli al ritorno dei Borboni; dal brigantaggio ai moti insurrezionali del Cilento; dall’Unità d’Italia al ruolo della Massoneria nella costruzione di uno Stato liberale non confessionale. E così, il racconto di alcuni itinerari esistenziali, per quanto modesti, s’è intrecciato con le cronache locali, partendo dai Comuni di Senerchia, Campagna e Palomonte della provincia del Principato Citeriore e allargando lo sguardo alla storia d’Italia: un modo, questo, per dare un senso compiuto e, perché no, un valore aggiunto alle storie, piccole e grandi, di coloro che ci hanno preceduti.
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    Per essere più competitive le aziende hanno bisogno di più umanesimo? E soprattutto, che cosa intendiamo quando parliamo di umanesimo? La risposta alla prima domanda è il cuore di questo libro. La risposta alla seconda dipende dall'ambito in cui scegliamo di muoverci. Il mestiere dell'uomo prova a cogliere entrambe le prospettive, quella letteraria e quella d'impresa, cercando di trasmettere un'idea semplice: alcune persone, aziende e istituzioni, più o meno consapevolmente, fanno propri certi tratti della cultura umanistica, trasformandoli in elementi di competitività. Ogni capitolo prova a isolare alcuni di questi tratti, mette a confronto due vicende che, separate da almeno mezzo millennio l'una dall'altra, consegnano due messaggi che si integrano e rafforzano reciprocamente. Attraverso le interviste a Sonia Bonfiglioli, Niccolò Branca, Brunello Cucinelli, Alessandro Garrone, Christian Greco, Maximo Ibarra, Marco Magnani, Gianna Martinengo, Massimo Mercati, Andrea Pontremoli e Martin Reeves, Marco De Masi ci dimostra che, in un'epoca dinamica e in continua mutazione come quella attuale, l'esperienza dell'umanesimo porta con sé valori e insegnamenti con i quali le imprese di oggi possono generare un impatto positivo per l'intera comunità.
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    "Lo hobbit" è il libro con cui Tolkien ha presentato per la prima volta, nel 1937, il foltissimo mondo mitologico del Signore degli Anelli, che ormai milioni di persone di ogni età, sparse ovunque, conoscono in tutti i suoi minuti particolari. Tra i protagonisti di tale mondo sono gli hobbit, minuscoli esseri "dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari", timidi, capaci di "sparire veloci e silenziosi al sopraggiungere di persone indesiderate", con un'arte che sembra magica ma è "unicamente dovuta a un'abilità professionale che l'eredità, la pratica e un'amicizia molto intima con la terra hanno reso inimitabile da parte di razze più grandi e goffe" quali gli uomini. Se non praticano la magia, gli Hobbit finiscono però sempre in mezzo a feroci vicende magiche, come capita appunto a Bilbo Baggins, eroe quasi a dispetto di questa storia, che il grande "mago bianco" Gandalf coinvolgerà in un'impresa apparentemente disperata: la riconquista del tesoro custodito dal drago Smog. Bilbo incontrerà così ogni sorta di avventure, assieme ai tredici nani suoi compagni e a Gandalf, che appare e scompare, lasciando cadere come per caso le parole degli insegnamenti decisivi. E il ritrovamento, apparentemente casuale, di un anello magico, è il germe della grande saga che Tolkien proseguirà nei tre libri del "Signore degli Anelli" illuminando nel suo durissimo senso un tema segreto de "Lo hobbit": cosa fare dell'Anello del Potere?
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    Giannantonio Zambon in quest'opera narra le epiche vicende dell'età dell'oro di Bisanzio, condite di dovizie di dati storici e aneddoti, mettendo nero su bianco i cinquant'anni di regno - un'epoca - del glorioso imperatore Basilio II, senza tralasciare i fortunati avvenimenti e gli illustri personaggi che spianarono la strada al Megas Basileus che restituì a Bisanzio quel prestigio di romana memoria. Basilio II, detto il Bulgaroctono (Boulgaroktonos) e cioè "il Massacratore di Bulgari", si prodigò d'asceta per Bisanzio: fu l'impavido supremo comandante degli eserciti bizantini, il giusto e incorruttibile giudice, l'abile legislatore e il paladino della vera Fede; in altre parole, Basilio II incarnò l'idea di Bisanzio. Alla sua morte lasciò in eredità ai deboli successori un impero cristiano che si estendeva nuovamente entro i suoi confini "ideali", dalle sponde del Danubio alle rive dell'Eufrate, dallo Stretto di Messina alle montagne innevate del Caucaso; esso comprendeva la Penisola Balcanica, l'Asia Minore, il Nord della Siria, l'Alta Mesopotamia, l'Armenia e l'Italia meridionale. Il basileus Basilio II incarnò Bisanzio, i suoi ideali e le sue aspirazioni universali. Tenne per cinquant'anni le redini di questo impero millenario - affidatogli da Dio - con indomita energia, ammirevole fermezza e assoluta austerità. Piegò al proprio dovere l'arrogante aristocrazia militare anatolica rafforzando il potere centrale e redistribuì le terre tra i suoi contadini-soldati accattivandosi il loro consenso. Annientò i suoi nemici interni ed esterni, pretendendo la più completa sottomissione. Per Basilio, a differenza di altri imperatori e regnanti della storia, una campagna militare finiva una volta raggiunto l'obiettivo finale, vale a dire la conquista, senza concedersi pause o svaghi inutili.
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    Il nostro sistema di relazioni influenza il modo con cui ci approcciamo non solo agli altri ma anche a noi stessi nonché all'immagine di noi stessi che proiettiamo all'esterno. Troppo spesso una scelta piuttosto che un'altra, una svolta sbagliata o una semplicemente più comoda sono dettate dal tipo di relazione che in quel momento predomina nella nostra vita. Influenzati dal fiabesco mantra del e vissero tutti felici e contenti alberga in ogni donna e in ogni uomo la tentazione di trasformarsi in un cacciatore di lieto fine, accantonando la misterica consapevolezza che non solo le vicende umane non hanno tutte un happy end ma che addirittura non tutti i fili esistenziali possono essere riannodati. Nella silloge di esordio di Sara Benedetta Levi otto personaggi si confrontano con le mille sfaccettature dell'amore, distratti dalle interconnessioni di tempo e spazio in cui può sfociare una emozione. In ognuno di loro c'è qualcosa di ognuno di noi e in questo noi è compresa la stessa scrittrice che attinge al proprio sistema di relazioni fluidificando limiti e confini dell'autobiografismo. Una ragazza deve decidere se stabilire o meno un rapporto di fiducia con la sua psicologa, un uomo se restare con la donna che ama e che lo fa stare bene ma spaventato da questa condizione di benessere psico-fisico; stessa paura che fa scappare a New York un giovane architetto. Una ragazzina si interroga quanto la mancata spedizione di una lettera abbia influito sul destino di un amico; una donna in bilico tra avventure occasionali e un'amicizia totalizzante. Un'altra donna si domanda se non sarebbe stato meglio sacrificarsi, cambiare attitudine e cedere alle richieste di un marito intransigente pur di non stare da sola. Una giovane incatenata a una perdita devastante cerca di riemergere dal suo vissuto; un'altra narra la storia di un amore impossibile mascherato di trepide attese e intese. Personaggi in costante disequilibrio alla ricerca dell'equilibrio.
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    Pubblicato nel 1914 Toni generoso narra, con intento pedagogico, le vicende di due fratelli rimasti orfani che crescono in due ambienti diversissimi per poi ritrovarsi uniti. Anna Vertua Gentile (Dongo, 30 maggio 1845 - Lodi, 23 novembre 1926) è stata una scrittrice italiana. Nata a Dongo il 30 maggio 1845, incominciò a scrivere nel 1868. Il suo primo lavoro conosciuto, firmato come Annetta Vertua, è Letture educative per fanciulle. Sposò Iginio Gentile, docente di Storia antica dell'Università di Pavia; dopo la nascita del figlio Marco Tullio, tra il 1874 e il 1893 scrisse una serie di racconti e opere teatrali brevi per bambini che venivano recitate nei salotti di casa o interpretate con burattini. Divenuta scrittrice di professione dopo la morte del marito (seguita, nel 1912, da quella del figlio) ebbe una produzione feconda: fino al 1901 pubblicò oltre 150 titoli tra romanzi, soprattutto d'amore, novelle, scritti educativi e manuali di condotta quali Come devo comportarmi, L'arte di farsi amare dal marito, Per la mamma educatrice. Una delle sue opere, il Romanzo d'una signorina per bene è dedicato alla sorella Antonietta Vertua. Contribuì alle riviste Giornale della maestre e La donna di Gualberta Alaide Beccari e, nel 1907, prese parte a Milano al Congresso sui diritti femminili promosso dalle donne cattoliche e socialiste. Tra il 1905 e il 1906 diresse Fanciullezza Italiana, un bisettimanale in cui pubblicava consigli di comportamento. Per le sue pubblicazioni venne definita come la figlia d'un ideale matrimonio tra Edmondo De Amicis (Cuore) e Louisa Alcott (Piccole donne). I suoi scritti, pur intrisi di sentimentalismo e precetti morali, non furono privi di richiami all'indipendenza femminile. Morì presso l'Istituto Santa Savina a Lodi, dove si ritirò nel 1923. Sulla facciata esterna dell'edificio, in via De Lemene, è stata affissa una targa: «In questa casa trovò negli ultimi suoi anni asilo - conforto - pace Anna Vertua Gentile, scrittrice insigne che volle fine supremo dell'arte sua il trionfo della bontà, il trionfo della gioventù. Nata a Dongo 1846 morta a Lodi addì 23 11 1926»
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